Pubblichiamo la seconda parte dell’articolo “Le Tappe Fondamentali del Purna Yoga di Sri Aurobindo”, a cura di Roberto Maria Sassone. Buona lettura.
Seconda Parte
9) “Il Rajayoga vola a maggiori altezze. Cerca la liberazione e la perfezione dell’essere mentale, anziché quella dell’essere corporeo. Pag. 38
“Il movimento preliminare del Rajayoga consiste in un’attenta disciplina di se stesso che sostituisce buone abitudini mentali ai movimenti anarchici di cui si compiace l’essere nervoso inferiore. Con la pratica della verità, la rinuncia a qualsiasi pratica egoistica, l’astensione dal fare del male agli altri, la purezza, la meditazione costante e la sottomissione al divino Purusha (…) uno stato di purezza chiara e serena si stabilisce nella mente e nel cuore”.
“Il (seguente) passo dovrà completamente placare le abituali attività della mente e dei sensi, affinché l’anima possa elevarsi liberamente a stati di coscienza superiori.
“Ma il Rajayoga non dimentica che le incapacità della mente ordinaria provengono in gran parte dalla sua subordinazione alle reazioni del sistema nervoso e del corpo. Prende quindi dallo Hathayoga i suoi metodi, asana e pranayama, ma ne riduce le numerose e complicate forme ogni volta ad un solo procedimento, il più semplice e il più immediatamente efficace, sufficiente al suo scopo immediato”
(Col Rajayoga) si acquista la capacità di concentrare (…) la coscienza sul suo oggetto…” Pag. 39
“Senonché la debolezza di questo sistema proviene dal fatto che dipende in troppo larga misura dagli stati anormali della trance. Questa limitazione conduce ad un certo allontanamento dalla vita fisica che è la nostra base (…) Il nostro obiettivo invece è quello di rendere la vita spirituale e le sue esperienze pienamente attive e pienamente utilizzabili allo stato di veglia, attraverso l’uso normale delle nostre facoltà”. Pag 40
In questi brani che ho riportato Sri Aurobindo ci fornisce delle indicazioni molto chiare, sia sulle pratiche da fare, sia sull’atteggiamento con cui eseguirle, sia su ciò che deve essere evitato. Il sadhaka ancora una volta viene invitato ad estrapolare dall’Hathayoga e dal Rajayoga le pratiche che sono utili a perseguire una purificazione del corpo e della mente, senza dover prendere interamente ogni tappa della disciplina Yoga che sta utilizzando. Invita a trovare un solo procedimento o comunque di selezionare i procedimenti che sono a lui funzionali e che gli risultano più efficaci. Indica il metodo della concentrazione, della meditazione e delle pratiche di respirazione e mette in guardia da qualsiasi pratica che ci porti lontano della vita che deve essere, invece, nel Purnayoga il campo delle nostre vittorie spirituali e del risveglio della Luce spirituale. Voglio inoltre sottolineare un aspetto che mi pare fondamentale e che vedremo meglio in seguito: l’importanza dell’etica nel Purnayoga quando Sri Aurobindo accenna alla pratica della verità, della purezza e del non nuocere agli altri. Ciò richiama l’Ottuplice Sentiero della via del Buddha. Ma di fatto ciò è evidente perché il fine del Purnayoga è rendere sacra e divina la Vita.
10) “La triplice via della Devozione, della Conoscenza e delle Opere tenta di sviluppare il settore lasciato inesplorato dal Rajayoga (…); essa si attiene all’intelletto, il sentimento, la volontà e cerca di convertire le loro normali operazioni sottraendole alle preoccupazioni, alle attività abituali ed esteriori, per concentrarle sul Divino”.
Un primo difetto della triplice via è “che rimane indifferente davanti alla perfezione mentale e corporea. Inoltre (…) presenta un altro difetto; sceglie ogni volta una delle tre vie parallele, escludendo le altre, e quasi opponendole, invece di armonizzarle integralmente in una sintesi dell’intelletto, del sentimento e della volontà”. Pag. 40
Siamo appena a pagina 40 eppure il sadhaka del Purnayoga gia può rendersi conto di quanti insegnamenti pratici, di quante indicazioni e di quanti consigli Sri Aurobindo fornisca per dar forma ad una Via intergrale. Si rende anche conto che c’è una cura da parte di Sri Aurobindo di mettere in evidenza che il “purnayogi” non può e non deve permettersi di trascurare nessun aspetto della sua costituzione umana: corpo, mente, intelletto, cuore, azioni. Inizia a delinearsi il cammino.
Un altro difetto: “Sceglie ogni volta una delle tre vie parallele, escludendo le altre due, e quasi opponendole, invece di armonizzarle integralmente in una sintesi dell’intelletto, del sentimento e della volontà”. Pag. 40
Viene ancora una volta ribadito che il purnayogi non deve escludere nessuna funzione dell’essere umano.
11) “La via della Conoscenza mira alla realizzazione del Sé unico e supremo. Essa cerca il giusto discernimento, viveka, con il metodo della riflessione intellettuale, vichara. Osserva e distingue i diversi elementi del nostro essere apparente o fenomenico e, rifiutando di identificarvisi, arriva ad escluderli quali costituenti di prakriti, cioè la natura fenomenica”.
“(…) si ottiene così di scorgere il Sé supremo non solamente nel proprio essere, ma in tutti gli esseri, e si realizzi che anche gli aspetti fenomenici del mondo sono un gioco della Coscienza divina.
Il metodo del discernimento e della disidentificazione concerne anche la Via tradizionale della Vipassana Theravada che consente di sviluppare il Testimone della nostra mente, delle emozioni e delle sensazioni che consente di conoscere e discriminare in maniera molto efficace i numerosi movimenti del nostro ego, di coglierne l’impermanenza, di disidentificarsi da essi e di giungere alla Natura essenziale della Mente.
“Questo metodo può innalzare al livello divino tutti i campi della percezione e dell’intelletto umano, spiritualizzarli e giustificare, in tal modo, le operazioni umane volte alla conoscenza del cosmo” Pag. 41
Non dobbiamo dimenticare mai che il Purnayoga ha come progetto fondamentale quello di rendere sacro ogni aspetto della vita umana, anche i sensi, le percezioni, gli istinti e gli impulsi. Il Sacro deve radicarsi nell’essere umano in ogni sua fibra. Tutta la vita materiale è quindi inclusa.
12) “La via della Devozione cerca la gioia dell’Amore e della Beatitudine supreme e generalmente tende a vedere il Supremo Signore sotto l’aspetto personale, come Amante divino che possiede la gioia dell’universo”.
“Il principio del Bhaktiyoga è l’utilizzazione degli abituali legami della vita umana ove sono in gioco le emozioni, applicando queste ultime non più a fugaci legami umani mondani, ma al possesso gioioso di colui che è Tutto-Amore, Tutto-Bellezza, Tutto-Beatitudine”. Pag. 41
“Anche questa via, così come viene praticata comunemente, conduce all’allontanamento dell’esistenza dal mondo…”
“Questo yoga (il Purnayoga) fornisce già da sé un primo correttivo in quanto non limita il gioco dell’Amore divino alla relazione tra l’Anima suprema e l’anima individuale, ma lo estende ad un sentimento comune e ad una mutua adorazione fra i baktiyogi stessi (…) Fornisce un correttivo più generale con la realizzazione del divino Oggetto d’amore in tutti gli esseri, non solamente umani, ma animali e di ogni altra natura”. Pag. 42
Questo passo è particolarmente importante perché consente di includere nella nostra Via l’amore per un altro essere umano, cogliendone il Sacro. Non è una via ascetica, di rinuncia al mondo. Anzi il purnayogi resta immerso nella natura, nelle relazioni, nei sentimenti, ma lavora per renderli sempre più sublimi.
13) “La via delle Opere (Karmayoga) tende alla consacrazione di tutte le attività umane alla Volontà suprema. Essa comincia con la rinuncia ad ogni motivo egoistico nelle nostre opere, ad ogni azione eseguita con fine interessato e per un risultato mondano”.
“La scelta e la direzione dell’atto da compiersi vengono così sempre più consapevolmente lasciati alla Volontà suprema e a questa Energia universale. Pag. 42
Ogni azione viene offerta al Divino senza alcun attaccamento ai suoi frutti; ma proprio così i frutti verranno in abbondanza e con Gratitudine sono accolti dal purnayogi.
Il testo sacro di questa Via è la Bhagavad Gita, indispensabile insegnamento per ogni sadhaka.
14) Le pagine che seguono sono un fulcro per il sadhaka del Purnayoga perché indicano con chiarezza la direzione da prendere, l’atteggiamento interiore da assumere, ed anche il senso del metodo a cui ogni sadhaka gradualmente dà forma. Qui si comprende perché non esiste una via codificata del Purnayoga, ma esiste una sadhana che invece va formandosi in ogni sadhaka, secondo le sue attitudini, le sue possibilità, i suoi talenti. Ecco perché il Purnayoga non è adatto a tutti; esso presuppone Fede, Aspirazione, Coraggio, Determinazione e Intelligenza creativa. Non c’è un Maestro che possa insegnarlo come avviene per altre Vie spirituali. Si possono incontrare per strada altri purnayogi con maggiore esperienza che possono offrire alcune chiavi e insegnanti di altre discipline da cui attingere ciò che per ognuno è funzionale alla sua sadhana.
Sri Aurobindo fa questa prima precisazione: “Una sintesi di tutte queste scuole (di Yoga), concepita ed applicata con ampiezza, potrebbe condurre ad uno yoga integrale (…) ma una combinazione in blocco, senza distinzione, non sarebbe una sintesi ma una confusione. Praticare i vari sistemi uno dietro l’altro non sarebbe nemmeno facile, data la brevità della vita umana”. Pag. 43
15) “Ciò detto, la sintesi che ci proponiamo non può essere ottenuta con delle pratiche successive, né con una combinazione d’insieme. Per arrivarvi bisogna trascurare le forme esteriori delle discipline yogiche ed ATTENERSI AI PRINCIPI ESSENZIALI CHE SONO COMUNI A TUTTE E CHE NE INCLUDONO I PRINCIPI PARTICOLARI, UTILIZZANDOLI AL PUNTO GIUSTO E IN GIUSTA PROPORZIONE”. Pag. 44
I principi universali comuni a tutte le vie yogiche gravitano intorno al collegamento col Divino, tramite l’intento e l’aspirazione che nasce dalla matrice divina individuale (essere psichico, jivatman). I principi particolari riguardano le varie funzioni e aspetti dell’essere umano, quali il corpo nell’hathayoga, la mente nel rajayoga, la conoscenza nel jnanayoga, la devozione nel baktiyoga, l’azione nel karmayoga.
Dobbiamo però ricordare l’essenza che qualifica il Purnayoga: Ci sono due movimenti sempre correlati, l’ascesi del Jiva (anima individuale) verso il Divino (Brahman) e la risposta del Divino tramite la discesa della Coscienza supermentale o Coscienza di Verità.
16) “In India esiste altresì un notevole sistema yoga, sintetico per natura, che parte da un grande principio centrale della Natura (…) Questo sistema è la via Tantrica. Per colpa di certe deviazioni il sistema tantra è caduto in discredito (…) soprattutto dopo lo sviluppo del sentiero della mano sinistra (…) che sembra aver fatto della licenza un metodo e dell’immoralità sociale, senza restrizioni, un metodo. Ciò nonostante il Tantra fu un grande e potente sistema fondato su idee che erano, almeno in parte, vere. Pag. 44
“Se tuttavia, anche in questo caso, lasciamo da parte i metodi così come vengono praticati, per ricercarne il principio centrale, si vede subito che il tantra si differenzia in modo deciso dai metodi vedici dello yoga. In un certo senso tutte le scuole di cui abbiamo parlato sono vedantine nei loro principi – la loro forza risiede nella conoscenza, anche se non sempre di ciò si avvede l’intelletto, ma piuttosto la conoscenza del cuore esprimentesi attraverso l’amore e la fede o la volonà che si manifesta con l’azione”.
“Per tutte queste scuole il signore dello yoga è il Purusha, l’anima cosciente che sa, osserva, ama, governa; mentre nel Tantra è Prakriti, l’anima della Natura, l’energia, la Volontà-che-ha-il-Potere, la realizzatrice universale”.
“La concezione centrale del Tantra ci offre un aspetto della verità: il culto dell’Energia o Shakti, la sola forza effettiva di ogni adempimento”.
“Per una concezione integrale, l’Anima cosciente è il Signore; l’Anima della Natura è l’Energia esecutrice”.
Cercherò adesso di tradurre in un linguaggio infantile questi passi così fondamentali collegandoli alla nostra dimensione umana. Per fare ciò vi ricordo che ogni essere umano è un microcosmo e certi principi universali sono contenuti in esso.
L’Uomo è coscienza incarnata in una forma fisica. Esso è quindi un insieme di coscienza individuale, il purusha, e una forma energetica, la prakriti. La prakriti nell’essere umano rappresenta tutti i suoi aspetti energetici, il corpo fisico, cellulare e il corpo eterico o energia vitale. Il purusha nell’uomo Sri Aurobindo lo chiama Essere psichico ed è la scintilla divina, il fulcro divino dell’anima individuale. Dobbiamo quindi sapere che non tutte le anime sviluppano un principio divino; in molte questo principio resta potenziale. Ciò che comunemente chiamiamo anima è l’insieme del corpo astrale e di quello mentale che a loro volta si collegano al corpo fisico tramite il corpo eterico (corpo energetico, corpo pranico, energia vitale).
Quindi abbiamo questa successione: corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale, corpo mentale e scintilla spirituale (Essere psichico). Ripeto: l’essere psichico non è sviluppato in tutti, ma ci sono diversi gradi di sviluppo negli esseri umani. In alcuni può essere, diciamo, dormiente ed in altri pienamente sviluppato.
Chi intraprende una via spirituale ovviamente ha in sé una spinta che nasce da un Essere psichico cosciente, anche se non completamente sviluppato, che diventa il maestro del suo yoga.
L’Essere psichico ha sede nel cuore segreto, il cuore profondo. L’Essere psichico del sadhaka invia i suoi segnali sotto forma di spinta spirituale (anelito), ma ancora il sadhaka non ne è consapevole. Gran parte di sé si identifica ancora con il suo ego, ovvero con la sua personalità umana, pur sentendo la voce dello Psichico. Il vero ribaltamento avviene quando il centro d’identità del sadhaka si sposta dall’ego all’Essere psichico. Sempre usando un linguaggio per bambini: Io spirito, attraverso la mia anima, agisco sul corpo. So che ogni “saggio” storcerà il naso a queste mie parole, ma a me interessa parlare ad ogni neofita.
Roberto Maria Sassone
Foto: Fiori di Loto, Ottobre 2011, Pondicherry, India, Andrea Camerini